Comunità Gesù é Amore
Casteltermini (AG)Il Povero - Ricco

La Bibbia Online

Pace e bene.

                 Questa è la mia testimonianza di come incontrai il Signore, che da immensamente povero mi fece immensamente ricco (spiritualmente, intendo!). Perdonatemi se è lunga e con certi toni un pò forti.  La storia inizia da molto lontano. Io sono figlio unico, nato in una famiglia cattolica, ma non praticante: mio  padre era presso chè indifferente alla fede, mia madre era più credente ma non andava quasi mai in chiesa. Da bambino, il mio punto di riferimento principale era mia nonna materna Sabina, una vera santa: mai conobbi in vita mia una persona più generosa, più dolce e piena di amore per tutti, dotata di una fede straordinaria che sapeva comunicare a chiunque. Quando morì, nel 1988, per me e mia madre fu un trauma terribile: era come se nella nostra vita fosse venuta improvvisamente a mancare la luce, la terra sotto i piedi.  Iniziammo così a farci delle domande pressanti su Dio e sull'aldilà, ma ignoranti come eravamo non sapevamo dove cercare, e per poco non cadevamo nel tragico errore di tentare di comunicare con i defunti con tutte quelle pratiche assurde, come la metafonia, che rientrano nell'occultismo e sono condannate dalla Chiesa. Grazie a Dio, ci siamo fermati appena in tempo. Inoltre, io ho sempre sofferto di ansia e nervosismo, per cui, sempre per ignoranza, i miei genitori mi avevano portato, su consiglio del medico, dallo psicologo. Errore fatale, perchè caddi in una viscidissima rete da cui solo grazie a Dio sono riuscito ad uscire. Ricordo quello come il peggior periodo della mia vita. Non voglio offendere la categoria degli psicologi, perché tra essi ci sono anche ottime e sante persone, professionalmente molto valide, alcune anche di mia conoscenza, ma per la mia esperienza posso affermare, a proposito di quelli con cui ebbi a che fare, che mai conobbi persone più arroganti, incapaci e viscide al mondo. Intanto per il modo subdolo con cui tentavano di sondare la mia psiche, i miei ricordi, i miei sentimenti. Non avevano il minimo rispetto per la mia interiorità, sezionavano e vangavano il mio animo con la stessa delicatezza con cui un macellaio squarta un maiale, sputando sentenze tanto assurde quanto arroganti. Uno di essi, poi, iniziò a somministrarmi ansiolitici, poi antidepressivi, e all'età di 14-15 anni mi ritrovai... imbottito di psicofarmaci! Per un po’ di ansia! Il "sant'uomo" voleva inoltre somministrarmi anche, nientepopòdimeno, che degli... antipsicotici! Sì, quelli che danno ai pazzi veri, con tanto di allucinazioni deliranti! Io gli dissi che quelli poteva anche prenderseli lui! Lui si infuriò, mi gridò che il professore era lui e non io e pertanto dovevo fare ciò che mi diceva. Io me ne andai e gli antipsicotici li gettai via, grazie a Dio!!! Cambiai psicologa, ma quella successiva era veramente idiota, così lasciai perdere del tutto. Il "bello" però doveva ancora venire! Non so perchè, ma mi mandarono anche da un neurologo. il quale (Dio abbia pietà di lui!) mi somministrò una tale dose di ansiolitico da addormentare un rinoceronte! Io, ingenuamente, lo presi e... fu il disastro! All'improvviso, fu come piombare nel più profondo e più nero dei pozzi, mi invase un tale senso di morte, di buio, di fine, di totale inerzia psicofisica, che non lo auguro al peggiore dei miei nemici. In altre parole, ero sprofondato nella più tremenda delle depressioni. Eravamo nel febbraio 1992, stavo per compiere 16 anni. Da qualche giorno, inoltre, mi stavano tormentando delle domande pressanti sul senso della vita, su Dio, sulla morte, sull'aldilà. Col subentrare di questa depressione da farmaci, queste domande si fecero tormentose e pesantissime. Mi mancava la terra sotto i piedi, dovevo trovare qualcosa a cui appoggiarmi, un senso per la vita, per andare avanti. Compresi che questo poteva essere solo Dio. Era indispensabile, per me, trovare Dio. Solo Lui avrebbe potuto tirarmi fuori dalla depressione. Decisi allora di impiegare tutte le mie energie per la ricerca di Dio. Cercavo disperatamente qualcosa, un segno, una prova, che mi confermasse che Lui esistesse veramente. Dio era l'unica cosa al mondo che non era caduca, che non sarebbe passata, finita. Se Dio esiste per davvero - pensavo - allora esiste anche l'aldilà, per cui la mia vita ha un senso, non si esaurisce con la morte. Iniziò così la grande avventura della mia ricerca di Dio, che mi impegnò totalmente, con tutte le mie forze, trascurando ogni altra cosa. Ricordo un giorno di aver gridato, col pugno alzato verso il cielo: "Dio, se davvero ci sei, stai certo che ti troverò!". Ero ignorante, non sapevo dove cercare. Iniziai a leggere qua e là, ma non ci cavavo nulla. Andai a parlare col parroco, ma non seppe dirmi nulla di nuovo che già non sapessi, e lasciò il tempo che aveva trovato. Non sapevo più da chi andare. Intanto, avevo iniziato a frequentare un vecchio medico, amico di famiglia, che mi aveva preso un po’ in cura. Essendo credente, iniziai a parlare con lui di queste cose, e lui seppe parlarmi di Dio in un modo veramente nuovo, come se lo avesse veramente incontrato. Non erano le solite parole trite e ritrite, ma una autentica testimonianza di fede, di una persona che Dio Lo aveva realmente incontrato. Attraverso la testimonianza di quel medico, che guarda caso si chiamava De Benedetti, anch'io ebbi un primo incontro con Dio, e compresi che realmente c'era. Ora si trattava solo di conoscerlo meglio. Iniziai così a frequentare assiduamente la messa domenicale, a cui ero piuttosto saltuario, e ad accostarmi sempre ai sacramenti. Nel frattempo, avevo ovviamente smesso con gli ansiolitici e per rimettermi in sesto, mi avevano dato degli antidepressivi. Grazie alla testimonianza di fede di quel medico, pian piano iniziai ad uscire dalla depressione. Andavo in casa del dott. De Benedetti tutte le settimane, e con lui facevo lunghe chiacchierate. Lui sì che mi sapeva ascoltare e consigliare! Altro che psicologo! Un giorno, il dottore mi disse: "Non è più il caso che vieni sempre da me, perchè ormai dalla depressione sei guarito!". Mi disse di venire ancora il prossimo lunedì, poi basta. Quel lunedì, mi stavo preparando per andare dal dott. De Benedetti, quando telefonò mia nonna, che mi disse: "Il dottore è morto poco fa, per un infarto". Rimasi allibito. Era come se il Signore lo avesse lasciato in questo mondo ancora per svolgere quest'ultimo compito, quello di aiutarmi ad uscire dalla depressione, per poi chiamarlo a sè. Intanto, frequentavo assiduamente la chiesa, ma non mi bastava. Sentivo che nel cristianesimo doveva esserci qualcosa di più dei soliti riti esteriori. Se Gesù era veramente risorto, in qualche modo avrebbe dovuto manifestare la Sua presenza viva, la Sua potenza, nella Chiesa. Accadde allora un fatto che cambiò letteralmente la mia vita. Il 26 settembre 1993 il Papa venne in visita ad Asti per la beatificazione di Giuseppe Marello, vescovo di Acqui Terme. Essendo la mia parrocchia di Cairo Montenotte situata in diocesi di Acqui Terme, fu organizzato un treno speciale per Asti, per andare ad assistere alla funzione papale. Io vi andai e, salendo sul treno, notai con mia somma sorpresa la presenza di un certo Bruno, un ragazzo di origini campane, di dodici anni più anziano di me, di professione rappresentante, con una buona fama in paese di truffatore e mascalzone. Lo conoscevo bene, perchè era già venuto a casa mia due volte, tentando di vendermi ad ogni costo prima una foto aerea della mia casa e poi dell'olio. Mi chiedevo che diavolo ci facesse uno come lui su un treno di pellegrini. Mi trovavo nel suo stesso scompartimento. Lui mi riconobbe e mi salutò. Ad un certo punto, Bruno si alzò e andò in un altro scompartimento. Io, non so perchè, lo seguii. Entra nello scompartimento e vidi che Bruno si era seduto in mezzo ad un gruppetto di gente. Iniziarono quindi a pregare, recitando il Rosario, con un fervore che io non avevo mai visto. Io rimasi in piedi a fissarli, allibito. Non avevo mai visto gente pregare così. Ad un certo punto, si accorsero che li stavo fissando, e una di loro mi disse: "Che cosa vuoi?". Io risposi, non so perchè risposi così: "Posso... posso pregare con voi?" "Ma certo - mi rispose la donna, dandomi una corona del Rosario - lo sai recitare il Rosario?" "No", risposi. "Non ti preoccupare, te lo insegnamo noi". Recitai così il Rosario con loro. Terminato il Rosario, Bruno mi disse: "Vieni con me che ti devo parlare!". Mi raccontò con grande entusiasmo della sua  conversione, del suo incontro col Signore, e di un certo gruppo di preghiera che aveva iniziato a frequentare, dove il Signore si manifestava con potenza e compiva grandi prodigi. Mi disse che se volevo un giorno mi sarebbe venuto a prendere e mi ci avrebbe accompagnato. Acconsentii. Dopo circa quindici giorni, Bruno mi venne a prendere e mi portò a Savona, in un gruppo di preghiera dove si lodava il Signore a braccia alzate, si facevano canti gioiosi, si pregava per la guarigione, si invocava lo Spirito Santo e si leggeva la Bibbia, in un meraviglioso clima di fraternità. Non mi conoscevano, ma mi accolsero tutti con grande amore, a braccia aperte, come se mi conoscessero da sempre. Rimasi sbalordito: era proprio quello che cercavo da sempre! Non lo sapevo, ma era un gruppo del Rinnovamento. Iniziai a frequentarlo assiduamente, e pian piano compresi che il Signore mi stava chiamando a quel cammino. Ebbi anche una progressiva guarigione interiore, e compresi che il Signore era veramente Lui, e solo Lui, il mio sostegno. Iniziai a partecipare a convegni e ritiri e mi buttai a capofitto nel cammino carismatico. Intanto, anche mia madre si riavvicinò alla Chiesa, tornò alla frequenza assidua alla Messa domenicale e ai sacramenti e iniziò più tardi a frequentare il Rinnovamento. Ora fa parte del mio gruppo. Anche mio padre iniziò ad interessarsi alla fede e da indifferente che era divenne in qualche modo credente, partecipò anch'egli a diversi incontri carismatici, però rimase sempre un po’ ai margini, e tuttora è ancora poco praticante, anche se in chiesa ci va. Torniamo a noi. Altro fatto importante: la liberazione totale dagli psicofarmaci. Un giorno mi trovavo in un albergo, in camera. Mi ricordai che dovevo prendere l'antidepressivo. Presi allora la scatola, mentre stavo per prenderlo, sentii un impulso fortissimo a gettarlo via. Allora lo scagliai nel cestino dell'immondizia, gridando: "Nel nome di Gesù Cristo, io rinuncio e mi separo da queste medicine!". Da allora, non toccai mai più quella porcheria, e stetti benissimo. Certo, ci sono stati ancora dei momenti di depressione, ma li superai tutti grazie a Gesù. Ormai era Lui la mia vita, il mio maestro, la mia luce, il mio tutto. E il Rinnovamento era la mia strada. Nel 1995 ricevetti la preghiera di effusione, e poi mi iscrissi alla facoltà di Agraria dell'Università Cattolica di Piacenza. Nel 1996 conobbi Gabriele De Andreis, leader carismatico laico di Sanremo, che diede un'ulteriore svolta al mio cammino spirituale, diventando un po’ il mio "maestro", e con la sua sapienza, il suo discernimento, la sua profondità spirituale iniziò a guidarmi in un modo tale da portarmi a risultati che mai potevo sperare. Col suo aiuto, nel 1997, fondai a Cairo Montenotte un  gruppo del Rinnovamento, di cui divenni, e tuttora sono, coordinatore. Il seguito della mia "storia spirituale" è da allora legato a quella del gruppo, di Gabriele De Andreis e del Rinnovamento Carismatico, tra un convegno ed un ritiro, tra alti e bassi, ma sempre nel nome del Signore! Bene: questa è la storia della conversione e del cammino spirituale di un povero diavolo, senza merito e pregio alcuno, ma che fu guardato con particolare misericordia dal Signore. E ora, se Lui vorrà ancora usarmi, per qualunque cosa... io sono qui!


Alleluia!
Grazie per la pazienza di avermi letto fin qui.
Fraternamente, in Cristo.
Davide
 

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